Giovedì, 21 Novembre 2024 | geronimo's blog |
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Salvatore Bagni Il 27 marzo 1983, 25^ giornata di serie A, l'Inter vince 3-2 a Marassi contro il Genoa. La partita sembra terminare verso il pareggio, finale da sbadigli che però non ferma lo spirito guerriero di Salvatore Bagni, allora in nerazzurro, che lotta fino all'ultimo e mette a segno il gol vittoria in Zona Cesarini: 3-2. Gol epico, l'Inter torna in corsa per la Uefa e dà un senso alla sua stagione. Ma a Bagni in campo nessuno gli da retta. Lui urla di gioia, ma non viene abbracciato da nessun compagno, anzi fanno come se nulla fosse e gli avversari promettono di fargliela pagare. Il dopopartita è anche peggio della partita, con lo spogliatoio nerazzurro che si trasforma in un ring. Volano pugni e insulti, e anche da parte genoana si grida, ma più che altro si insinua. Insomma, Bagni non ha rispettato i patti. Ma quali patti? Giorgio Vitali, ds del Genoa, dice a fine gara: «I dirigenti dell'Inter devono sapere che merde sono i loro giocatori sul piano umano...Non si fanno queste cose a cinque minuti dalla fine''. A chi non avesse afferrato il concetto viene in soccorso Pasquale Iachini: ''Evidentemente qualcuno non è stato avvisato...''». La sensazione di tutti è che la partita doveva finire 2-2, e qualcuno si è dimenticato di avvertire Bagni. Due giovani cronisti de Il Giorno, Paolo Ziliani e Claudio Pea, decidono di indagare. Scoprono che in tanti avevano scommesso su quella partita, giocatori compresi. L'inchiesta tiene banco per cento giorni e sfocia in due inchieste, una federale e una penale (totonero). Entrambe insabbiate. Il gol incriminato L'Ufficio Indagini si interessa della vicenda, più spinto dai media che dal suo inviato a Marassi, che se ne è andato dallo stadio a metà del secondo tempo (doveva prendere un treno!) e non ha quindi registrato il clima velenoso e da rissa, che chiunque a Marassi ha potuto chiaramente percepire.Genoa e Inter vengono prosciolte per «insufficienza di prove»… Una partita che non a caso è stata dimenticata o fatta dimenticare, tanto è vero che ne esistono pochissime immagini anche negli archivi e che le foto degli episodi più controversi sono state acquistate da mani sapienti e insabbiatrici... |
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(Dalla Gazzetta) Galliani: "Con Baldini ci siamo visti e abbiamo parlato esclusivamente di Ronaldo. Oggi abbiamo mandato una lettera al Real Madrid che riassume la situazione. Vediamo adesso come risponderà. Non so se riusciremo a farcela - ha concluso il vice presidente del Milan parlando alla presentazione di Oddo - noi comunque saremmo ben contenti di portare Ronaldo a Milano". Risponde Mijatovic: "Dipende tutto dalle prossime ore, vedremo l'offerta che il Milan farà al Real Madrid. E tu cosa dici? |
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Luis Silvio Danuello nasce in Brasile nel 1960. Gioca (a tempo perso) in una squadra da oratorio, il Ponte Preta. Nell'estate del 1980 i dirigenti della Pistoiese, abbagliati dalle trasferte degli osservatori della Roma (che vanno a scovare gente come Falcao) decidono di farsi un viaggetto in America Latina alla ricerca di un campione nascosto da schierare in serie A. Informati dell'arrivo dei toscani, i suoi procuratori organizzano un'amichevole (combinata) al solo fine di far apparire Luis un fenomeno del pallone. Ci riescono: il DS della Pistoiese torna indietro, entusiasta, e convince l'allenatore Vieri a farlo acquistare dalla società. Sono sufficienti due mesi per capire che Luis Silvio non solo è scarso, ma non è nemmeno un giocatore di pallone: viene escluso dalla rosa dopo sei giornate. Il fatto straordinario è che, mentre il Ponte Preta se la ride per i soldi scuciti alla Pistoiese, Luis concede un'intervista in cui confessa di essere riuscito a realizzare il suo sogno: aprire un bar. Una leggenda metropolitana dice che vendeva pizzette e bibite fuori dallo stadio di Pistoia.. Si narrà anche un altro aneddoto. Alla presentazione del nuovo campione della Pistoiese, un pò per fare scena il Direttore Generale della Pistoiese, uomo sui sessantanni e piuttosto sovrappeso, si mise a palleggiare con Luis Silvio. Il vecchietto toccava di tacco,e ribatteva senza problemi, mentre lui non riusciva mai a prendere la palla di prima ...un mito. |
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Football Manager... |
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La battaglia di Hastings contrappone i normanni contro i sassoni. Questa è la storia: C’era una volta Biancanev..ah no dunque c’era un un re inglese che si chiamava Edoardo il confessore che non aveva eredi. Egli era di mamma normanna e aveva mantenuto buoni rapporti con la famiglia d’origine, tanto da promettere a Guglielmo il bastardo (dentro) suo cugino normanno, la successione. Tutto a posto quindi! …magari, perché sbuca il terzo incomodo, Aroldo che era il più nobile dei nobili anglosassoni, e nutriva ambizioni di potere. Il re saggio fa giurare Aroldo come cavaliere per tenerlo buono, mandandolo in normandia per mantenere la promessa al cugino bastardo. Il re purtroppo muore e Aroldo viene incoronato come re d’Inghilterra dall’assemblea dei nobili inglesi, dicendo pure che in punto di morte il re lo avrebbe designato suo successore. La notizia arriva a Guglielmo che non la prende benissimo e fa organizzare subito una spedizione per conquistare l’inghilterra, con il consenso del Papa. Ma ecco il colpo di scena che avrà riflessi anche per le sorti della battaglia: Un improvviso attacco vichingo impegna le truppe sassoni in lunghi scontri,gli ultimi hanno la meglio, ma non arrivano riposate allo scontro annunciato coi normanni. Stategia militare: Sassoni: N°: 7.000 con spada a doppio taglio, e la loro tipica ascia da battaglia, i nobili a cavallo avevano una maglia di ferro (faceva freddo) ed elmi. Poco usati gli archi. Tattica: Era quella forse di un attacco notturno, ma alla fine occupò una collina dove i suoi uomini stanchi potevano nen difendersi. Normanni: N°7-8.000 uomini come i sassoni, con una potente cavalleria. Spade a doppio taglio, lancia sia ai cavalieri che fanti, scure impugnata da due mani e arcieri con faretre a terra. Tattica: siccome il punto che i sassoni si erano rifugiato era difficile da prendere, posizionarono fanti nei fianchi con file da 10-12 file, mentre l’attacco centrale era compito della cavalleria. Battaglia: Guglielmo, sbarcato in Inghilterra con 600 navi, sapendo dell’arrivo dei sassoni il 24 Ottobre 1066, schiera così la sua truppa: A sn i Bretoni, al centro i Normanni, e a dx i Francesi e mercenari. Ogni schieramento era composto da 3 file composte da arcieri, fanti e cavalieri. I Sassoni di Aroldo erano suddivisi da fanteria ai lati e cavalleria al centro sopra la collina. Gli arcieri di Guglielmo, cominciarono l' attacco con un fitto lancio di frecce, ma con scarsi risultati, allora le due ali cercarono di allargarsi nei fianchi, ma i Sassoni con giavellotti e grazie al terreno impervio riuscirono a fermare l’avanzata.(fig.1) I Sassoni contrattacarono i bretoni che fuggirono, cedendo terreno. C’era la notizia falsa che Guglielmo fosse morto, ma egli per spronare i suoi disse: <Guardatemi bene, sono ancora vivo, e per grazia di Dio sarò vincitore>(fig.2) Ma la situazione rimaneva critica, quando ad un certo punto, Guglielmo ebbe l’idea di effettuare delle finte ritirate per far avvicinare il nemico arroccato nella collina.. E così fu, i sassoni inseguirono i Normanni e scesero la collina rimanendo scoperti…(fig.3) I cavalieri di Guglielmo partirono e falciarono l’esercito inglese, aprendo una breccia sulla destra, (dove i sassoni avevano inseguito i ritirati )qui accorse Aroldo che però fu colpito da una freccia in occhio e morì. I Sassoni senza comandante vennero annientati. (fig.4) Il giorno di Natale, a Westminster, Guglielmo fu incoronato re d'Inghilterra: iniziò così un lungo periodo di dominazione dei normanni sull'isola, ma non solo, considerato il luogo di nascita dei conquistatori, si può facilmente capire come fino al 1453 le storie di Francia ed Inghilterra siano rimaste intrecciate. Si era creata una situazione quantomeno particolare; i re inglesi infatti da adesso in poi erano padroni di terre da entrambi i lati della Manica, ma non solo, se da una parte erano re, dall'altra, in quanto duchi di un territorio francese, erano vassalli e feudatari (quindi teoricamente "sudditi" dello stesso re di Francia |
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Quando oggi me l'hanno detto non ci volevo credere, mi si è gelato il sangue..poverina, chissà come sarà stata male questi giorni ,come avrà sofferto per portarsi a questa decisione..a faccia a faccia col Creatore in un attimo..basta davvero un'attimo e tutte le tue speranze, i tuoi sogni volano via, via da questo mondo schifoso pieno di egoismo. Ti rendi conto che tutte le cazzate che fai durante il giorno non servono a niente, solo a distrarti dalla cosa più importante: essere d'aiuto per gli altri e a servizio degli altri. Addio cara Laura, prega per noi! |
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Calcio malato..eh già adesso come allora. Nella storia italiana non solo politica, film e musica, ma sopratutto calcio. Lo sport nazionale, quello che mette d'accordo tutti, purtroppo è stato un malato cronico e continua ad esserlo tutt'oggi, Questa rubrica ripercorrerà le vicende e gli episodi amari per il gioco più bello dl mondo. Per non dimenticare. 1974, Verona in B. Il 21 aprile del ’74, quintultima giornata di campionato, il Verona batte il Napoli 1-0 (gol di Luppi) ma un giornale di Napoli scrive che Clerici – centravanti brasiliano del Napoli (nella foto) ed ex giocatore del Verona – ha ricevuto, alla vigilia, una strana telefonata da Garonzi, presidente del Verona. L’Ufficio Inchieste si mobilita e interroga Clerici. Il centravanti brasiliano, che ha 33 anni, racconta: “E’ stata una telefonata tra vecchi amici. Il presidente sa che a fine carriera mi piacerebbe tornare in Brasile e mi ha promesso un interessamento per aiutarmi ad aprire una concessionaria Fiat” . L’Ufficio Inchieste va allora da Garonzi che sulle prime nega tutto. “Clerici? E’ una vita che non lo vedo e non lo sento”. Poi, messo di fronte alla confessione del giocatore, il presidente del Verona corregge il tiro: “Sì, gli ho telefonato, ma non avevo nessuna intenzione di corromperlo”. Ebbene: l’aver mentito agli inquirenti federali costa caro a Garonzi e al Verona: è la dimostrazione – dicono i giudici – che le intenzioni con cui Garonzi telefonò al suo ex giocatore erano illecite. E benchè non ci siano intercettazioni a suffragare la tesi dell’accusa, e benchè lo stesso Clerici insista nel dire di non essersi mai sentito condizionato dalla telefonata ricevuta, la giustizia sportiva manda il Verona in serie B per illecito sportivo e squalifica a vita il suo presidente. Tutto per una bugia. |
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La battaglia di Poitiers è datata 732 in Francia (baguette, torre Eiffel, Zidane..do you know?) tra Arabi e Franchi. All’epoca I Saraceni avevano conquistato la Spagna, e nel 729 fu nominato come governatore un certo Abd al-Rahman grande stratega militare. Nei pressi di Bordeaux alcuni distaccamenti arabi erano stati attaccati e conbattuti (La mentalità di una volta era molto più crudele di adesso..beh quasi), quindi l’arabo voleva vendicarli. (figura 1) Saccheggiarono Bordeaux facendosi un bel bottino. Grazie anche questo fatto c’era l’opportunità di realizzare un sogno che capeggiava da sempre nella testa dei saraceni: Quello di conquistare l’Europa per la posizione geografica strategica. (anche adesso ci provano..) Difatti al contrario del cristianesimo (dove la conversione deve essere volontaria e libera) l’islamismo invece, sin dai primissimi tempi, e cioè durante la vita di Maometto, la conversione è stata imposta con le armi. L'espansione e l'estensione dell'area di influenza dell'islam sono infatti avvenute attraverso le guerre contro chi non accettava pacificamente la conversione. Quindi l’aspetto religioso va insieme con quello politico e sociale. Ma questo è un altro discorso. Dall’altra parte c’era Carlo Martello (dal dio Marte della guerra) era figlio di un ministro dei “re fanulloni” che non faccevano ‘na mazza tutto il giorno (vedi Peaver). Alla loro morte, siccome gli eredi erano troppo giovani, venne richiesto il suo aiuto. (p.s. Suo figlio fu Pipino il Breve ahahahah!!!!!) Strategia militare Saraceni N°: Dovevano essere circa 80.000 (minchia!). Principale tattica: finta ritirata lenta con attacco molto rapido a sorpresa della cavalleria (Una delle migliori razze esistenti di cavalli). Contro la fanteria francese c’erano arcieri e fanti reclutati dall’africa del nord (Mandinghi? ) Franchi N°: 72.000 di diversa provenienza: C’erano Gepidi erano ricoperti di pelli d'orso e armati in modo vario, Alemanni avevano in dotazione lunghe lance, i Sassoni impugnavano gli enormi spadoni a due mani; infine i Germani delle foreste più esterne, combattevano senza alcun tipo di protezione, con il corpo completamente dipinto di nero, brandendo delle grosse mazze lignee. Franco Martello introdusse la cavalleria (già in uso dai musulmani) armata da lunghe staffe capace di dare colpi di inaudita violenza. Comparvero le armature pesanti dei cavalieri. La Battaglia Gli schieramenti Franchi: L’esercito Cristiano era schierato con la prima linea di fanteria pesante, piccoli gruppi di cavalleria un po rinforzati nei lati per evitare l’accerchiamento. La cavalleia pesante era nascosta nel boschetto (a farsi le canne?) Arabi: La posizione abituale era quella a mezzaluna per favorire l’accerchiamento. Al centro fanti e arcieri, mentre nelle ali cavalleria e “cammelleria” ( si dice così?)(figura 2) L’inizio: Dopo essersi fronteggiati una settimana con scaramucce, il 25 ottobre 732 D.C. cominciò la vera mischia. La cavalleria musulmana sferrò l’attacco travolgendo tutto, intenta a far cedere il centro (per poi aprire una breccia) ma la prima linea cristiana rimase immobile nell'attesa che giungessero alla portata delle asce o degli spadoni sassoni, per andare a colpire prima i cavalli e poi, una volta appiedati, i cavalieri arabi, dotati solo di un'armatura leggera. (figura 3) La battaglia durò delle ore con assalti alternati di cavalleria e fanteria musulmane ma i franchi non cedettero. Nemmeno la tattica della finta ritirata riuscì. Quando ormai la maggior parte dei cavalieri arabi era finita come spiedini nei spadoni e picche franche, Carlo Martello diede l’ordine alla sua cavalleria di sbucare dal boschetto ( con le cicche in mano) attaccando la parte destra avversaria travolgendo tutto e tutti. Questa era molto superiore di potenza rispetto a quella araba. I fanti franchi avanzarono travolgendo i nemici (senza armatura) e lasciando carneficina fino l tramonto. Fu così che anche il capo Abd al-Rahman fu ferito e finito ad asciate dallo stesso Carlo Martello. I sopravissuti vedendo la fine del loro capo scapparono.(figura 4) Altre news La battaglia di Poiters viene così descritta nel "Monumenta Germaniae Historica": <<i fanti di Carlo Martello fronteggiarono l'urto della cavalleria nemica restando saldi come un muro e uniti come un blocco di ghiaccio>> sottolineando, poi, come quella vittoria sia stata decisiva per non snaturare la vita e i costumi di un intero popolo, ottenedo così un risvolto nazionalistico. La battaglia di Poitiers è descritta dalla storiografia germanica come uno dei più esaltanti fatti d'armi mai accaduti nella storia. |
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Le battaglie sono state sempre l’ago della bilancia della Storia, il punto cruciale dove si decide il destino di un popolo o di una nazione…se vincevano i tedeschi avevamo gli mp3? No, avevamo i nazimp3 con la foto di Hitler IV.. Cmq le battaglie più importanti sono quelle che hanno avuto naturalmente più danni e distruzione, ma sono quelle che hanno cambiato il corso degli eventi in negativo o in positivo. Naturalmente non sono a favore della guerra anzi, ma sono affascinato dalle battaglie epicali dei grandi condottieri, che nonostante le condizioni precarie di un tempo, davano tutto loro stessi per quello che credevano. Le mosse tattiche, gli spostamenti delle truppe erano comandate da una persona che aveva in mano l’esito finale: Il Generale. |